13 giugno 2013

Stasera sono andata a cena fuori.
A fine cena mi sono diretta tranquillamente in bagno.
E, come se fosse la cosa più ovvia e naturale, ho vomitato tutto il pasto.
Non avevo mangiato molto.
Ed era da circa quattro mesi che non vomitavo.
Non é stato neanche difficile.
Come se non avessi mai smesso nel tempo.
Non so neanche cosa pensare.
O come mi sento.

11 giugno 2013

Ho fatto un sogno la scorsa notte. Mi ha svegliata di colpo. Mi ha lasciato confusa. Di solito non ricordo mai i sogni, tranne quelli ricorrenti. Questo volevo ricordarmelo. Questo non dovevo lasciarlo andare.

Sono in una stanza. Fatta di cemento freddo e piastrelle azzurre che partono da terra e arrivano a metà muro. C'é una grande vasca da bagno e di fianco, sulla sinistra, un lavandino. Sopra di esso c'é uno specchio sporco e rotto. Dentro al lavandino c'é un phon attaccato ad una presa vicino allo specchio. Il phon é acceso, e dal rubinetto sopra di esso ci scorre dell'acqua. Cade sopra il phon incessantemente e so che é pericoloso prenderlo in mano.
Mi avvicino e mi guardo allo specchio. Sono orribile. Gonfia e con gli occhi rossi da cui cola del trucco. Immagine di me stessa abbastanza grottesca. Ho i capelli bagnati. Guardo il phon e decido di prenderlo e che non me ne frega niente se può essermi fatale. Devo asciugarmi i capelli.
Ma non mi succede niente. Niente scossa elettrica. Niente di niente.
Mi sto asciugando i capelli quando nella stanza entra un ragazzo sui 25 anni circa. Vestito con camicia bianca e jeams neri. Nel sogno lo conosco ma non ho la più pallida idea di chi sia. Entra dal nulla. Nessuna porta o finestra ha attraversato perché la stanza non ne ha.
Poso il phon di nuovo nel lavandino, sotto l'acqua corrente. Tanto non succede niente.
Il ragazzo mi dice di stare attenta e che bisogna chiudere l'acqua e staccare la presa elettrica. Non mi da il tempo di agire che lo fa lui stesso. Come se fosse troppo pericoloso per me.
Stacca la spina, e niente gli succede. Chiude l'acqua e prende il phon, e niente gli succede. Arrotola il filo attorno al manico e posa il phon sul bordo della vasca. Dieci secondi dopo che non ha più il phon tra le mani viene percorso da tre potenti scariche elettriche. Come se avesse dei fulmini all'interno che gli riversano nel sangue una potente energia elettrica tutt'e tre le volte.
Cade sopra il lavandino. Il volto e il busto sono rivolti verso l'alto e le gambe sono in una strana posizione. Gli occhi sono spalancati e vitrei. Il corpo emette fumo lento dalla pelle.
Sono confusa su come sia potuto accadere. Ma non ho paura, solo confusione e preoccupazione per questo ragazzo che conosco.
Ad un tratto, un'esplosione dal centro del suo petto all'altezza dello sterno. Fuoco che gli parte da dentro. Un'autocombustione molto potente all'inizio. E poi il fuoco incomincia lentamente ad espandersi per tutto il corpo, partendo dal punto d'inizio. Piccole fiamme che bruciano la sua carne. Che però l'hanno ucciso perché non si muove. Non respira. Non vive. E solo un corpo in fiamme.
Mi avvicino fino ad arrivargli accanto con la testa sporta in avanti sopra di lui. Sono ancora più confusa e adesso anche triste perché é morto. Gli guardo il punto da dove si é originata l'esplosione, e si é formato una voragine fatta di carne e sangue che bruciano. Ossa che diventano cenere. Marcio e poltiglia di quello che prima erano gli organi interni. Fisso il buco e riesco a vedere dall'altra parte. C'é lo scarico del lavandino. E quello che cade dal corpo ci finisce dentro. Rimango a guardare fino a quando lo scarico non incomincia a intasarsi. Sono sopra questo corpo che guardo dal buco che si é generato. Vedo lo scarico pieno di carne, ossa e poltiglia.
E mi sveglio.

7 giugno 2013

Sono divisa. In tante me. Tutte urlano un qualcosa. Tutte vogliono attenzioni. La mia parte malata. Quella sana. Poi arriva quella ragionevole. Quella capricciosa. Quella fallita. Quella incostante. Quella arrabbiata. Quella distrutta.
Sono tante. Sono troppe.
Mi ricordo il nome di poche. Ne ascolto le urla della maggior parte.
Sto provando a vivere la mia vita. Un pò troppo incasinata, ma si vive certi attimi.
E poi la tua mente ti controlla. Le altre te vogliono spingerti, urtarti, schiavizzarti. E con prepotenza irrompono. Feriscono.
"Lotta contro di loro". Ti ripeti. Ma chi sono loro?
E diventi un pò più assonnata. Un pò più stanca.
Ogni volta cambio. Piango lacrime impossibili. Ed esse cadono su ferite da cucire.
Brucia come il sale.
Mi guardo allo spechio e non ci sono.
Non ci sono.